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domenica 30 settembre 2007

Ricostruzione.


Ieri, 29 settembre… Seduto in quel caffè, io non pensavo a te… (citazione doverosa!)
Pausa finita. E’ durata davvero tanto. No: non si deve far partire il conteggio dalla data del post intitolato “Standby”, ma da alcuni fatti della mia vita che mi hanno profondamente segnato. Dopo mille avvisaglie, anni di adrenalina a secchi, ansie e preoccupazioni, quello che doveva succedere è inevitabilmente successo. Ed è successo incurante, come è naturale che sia, delle mie lacrime e della mia disperazione. Da quel giorno di quasi tre anni fa, tutto è cambiato. E’ cambiato il mio “intorno”, è cambiata la mia vita, sono mutati gli affetti, ho intenzionalmente dato un taglio netto ai cancri che ammorbavano la mia vita e sono cambiato soprattutto io. E non poco. Un giorno mi sono chiesto il perché di tanto masochismo: chiunque volesse entrare nella mia vita a qualsiasi titolo, poteva farlo. Aveva spazio qualsiasi essere umano dotato di un cervello! Brutta fregatura l’acquisto a scatola chiusa: ti accorgi solo dopo, che il fatto in sé della presenza di un cervello, non ne implica logicamente un utilizzo fattivo da parte del detentore! E quindi ti ritrovi circondato da qualche persona valida e da tanti scemi che nulla più di quanto già hai, potranno apportare alla tua esistenza. Certo, sono sempre e comunque stato io a dare a qualcuno, di tanto in tanto ma sempre molto raramente, accesso alle stanze private della mia anima e del mio essere, ma in moltissimi restavano fuori. In tanti hanno creduto di conoscermi e se parlavano di me abusavano della parola “amico”. Chi è quello? Un amico. Un amico? Ma quale amico? Sapessi cosa penso di te realmente!! Il fatto che non voglia infierire, che sia sempre cortese e che non ti neghi quasi mai un favore, non fa di me un amico! Solo di uno che non vuole infierire. Quindi me ne sto zitto. Se sei intorno a me, non mi lamento e non ti evito, ma non costringermi ad assumerti in dosi massicce e da solo. Un giorno di qualche anno prima, mi sono svegliato ed ho capito che la mia diplomazia, in realtà aveva un altro nome: pura ipocrisia. E’ stato proprio così che ho cambiato rotta in un battibaleno: potendo fare a meno di alcune presenze ingombranti, le ho fatte fuori. Ma ciò che stavo facendo ora, era migliore di quanto avessi fatto in quel periodo di “epurazione degli idioti”? Insomma, ero proprio sicuro che in questi anni che ho creduto di aver fatto pace con la mia coscienza, ciò fosse avvenuto realmente?
Dopo quell’orrendo giorno di tre anni fa, non ho fatto altro che nascondermi dietro falsi sorrisi, apparenti stati di benessere, ma in realtà non ho mai cercato di stare meglio veramente. Ho solo fatto qualche timido tentativo di riconquista di alcuni spazi privati, perduti anni prima, nella convinzione che tutto il resto sarebbe venuto da sé. Ahi quanto sbagliavi nel non mostrare ad alcuno il vero volto della tua sofferenza! E sì che qualche buon amico lo avevi ancora! Chissà come mai, però, sei sempre stato uno che delle tue beghe non ha mai fatto pubblicità. Tutto ha cominciato ad andare a rotoli, l’autostima a scavare e la serenità ad essere un flebile ricordo, forse neppure dell’infanzia. Ne sono successe di cose da allora. Tutte affrontate col falso sorriso di uno che si porta appresso un bagaglio troppo pesante, ma che non vuole condividere neppure con chi gli chiede se serve una mano. Giù, giù, giù, giù, fino all’imbocco del famoso non ritorno.
Lo “standby”, mi rendo conto ora, è durato tre anni. Solo qualche settimana fa ho messo in pausa il cervello, riordinato e rivalutato le priorità. Ci sono cose che vedi come irrinunciabili, ma con la mente meno offuscata ti rendi conto che se non ci fossero resterebbe tutto immutato. Anzi, forse staresti pure meglio! Quindi tutto quell’affanno per tenerti strette simili inutilità, è stato assolutamente uno spreco di risorse quando più avevi bisogno, invece, di impiegarle più proficuamente, con tutte le conseguenze psicofisiche facilmente immaginabili.
Sono tornato a confrontarmi con altre e nuove sfide che mi hanno rimesso in gioco. Altri progetti che finalmente “rischiano” di non restare nel contenitore dei pensieri disordinati di una mente che fatica a tornare nei ranghi.
Torno anche a parlare e scrivere in questo spazio virtuale, anche lui spesso compagno muto di notti insonni, trascorse a leggere e cazzeggiare senza meta. Che pena mi fai! Torno e lo faccio in punta di piedi, sempre per non disturbare nessuno.

4 commenti:

Adynaton86 ha detto...

Mi ritrovo molto nelle tue parole, credo che siamo molto più simili di quanto non osiamo immaginare. Le "scatole chiuse", i cervelli non collegati, l'ipocrisia nei rapporti mascherata da un apparente altruismo e da una malcelata cordialità: sono tutte cose che hanno fatto parte di me, perché sono di indole troppo amichevole, e c'è poco da fare, ho preso un fiume di fregature in questo modo. Sono contento che, a distanza di tempo, anche se tanto, tu stia cercando di fare pulizia: in fondo la vita è un po' come un armadio, ogni tanto bisogna riordinarlo e buttar via quello che non si indossa più perché non ci piace più, o perché non ci entra più addosso. Continua sulla tua strada: prima o poi, paga. Eccome, se paga.
Ti mando un abbraccio
Ady
P.S.: l'hai poi trovato "Cacao"? :)

Daron ha detto...

Ady, mi stupisco ancora una volta dell'empatia che mi dimostri in due parole. La pulizia. Quella è iniziata un po' prima di quel fatto, per la mia stabilità, tanto provante e per il quale non voglio scendere nei dettagli (ognuno pensi al peggiore lutto che può abbattersi sulla sua vita, che non sia il proprio in prima persona e avrà la misura della mia tragedia); è proseguita in poche ma importanti mosse che mi hanno consentito di liberarmi di inutili "zavorre" umane e si è (credo) conclusa ultimamente con un risveglio totale da quel torpore che si era trasformato lentamente in latente e subdola depressione. Risveglio che mi ha quasi del tutto allontanato, come ho scritto nel post, anche dallo spasmodico, pressoché compulsivo, tentativo di non perdere possesso di inutili materialità delle quali mi sono circondato in questi anni, a discapito di sani rapporti umani.
La similitudine coll'armadio mi ha fatto sorridere! Sarà per quello stesso motivo che il mio, di armadio, scoppia di vestiario del quale non ricordo più nemmeno l'esistenza?? Ogni tanto cerco di fare pulizia, ma è così difficile buttare questo o quello, perché penso che dimagrirò nuovamente o perché mi ricordano questo o quell'altro fatto o persona!!

"Cacao"? Manco a parlarne! Ho chiesto alla libreria di vedere se riesce a procurarmelo! Non mi resta che aspettare... Ho aspettato tanto...perché non aspettare ancora un po'?
Grazie del tuo passaggio. Abbraccio ricambiato.

KikiPetite ha detto...

Giungo qui, anch'io in punta di piedi, dal blog di Ady.
Quanto capisco le tue parole, ma quanto.. quello che posso dire è che le prese di coscienze arrivano, prima o poi. Uno si augura che siano sempre "prima" ma, dopotutto, ciò che importa è che arrivino.
In bocca al lupo per quel che verrà, per i cervelli delle persone che incontrerai sul tuo cammino (perchè, ahimè, bisogna stare attenti!), per tutte le ricostruzioni che, ora, sei pronto a mettere le une sulle altre, come quando eravamo bimbi e si giocava con le costruzioni..come quando bastava così poco, per sentirsi bene, leggeri, a mezz'aria.

Passa a trovarmi, se vuoi.

PetiteKiki.

Daron ha detto...

Petite kiki: Ciao Petite e grazie per essere passata anche qui. La mia, più che una presa di coscienza è un risveglio da uno stato di autoemarginazione dalla realtà. Vuoi per insoddisfazione, vuoi per delusione o chissà cos'altro possa aver scatenato in me una reazione così alienante (e io, beninteso, oltre a insoddisfazione e delusione, lo so cos'è!), ora sto lentamente emergendo.
Le costruzioni quando eravamo bambini...ma sai che ci pensavo proprio qualche giorno fa?? Che bello: si costruivano mondi lontani dalle negatività e si sognava molto più facilmente!
Son già passato da te... Non una volta e non è neanche da poco che lo faccio... ;-) A presto!