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giovedì 5 febbraio 2009

Poco ma sicuro # 2

Gavino Sanna: "Renato è bravo solo a dire bugie"
Di Stefano Filippi - martedì 27 gennaio 2009
Cagliari - Dopo Kramer contro Kramer, ecco Sanna contro Sanna. Cinque anni fa l'algherese guru della pubblicità creava il fortunatissimo «Meglio Soru» per il futuro governatore della Sardegna; oggi invece è dietro le quinte della campagna di Ugo Cappellacci, il candidato del centrodestra. Al quale, distillando vetriolo, ha suggerito di paragonare Mister Tiscali all'Aids: «Se lo conosci lo eviti».
Gavino Sanna, lei nel 2004 non conosceva Renato Soru? «Di fama. Mi telefonò lui mentre passeggiavo sul lungomare».
Era già sceso in campo? «Non ancora. Accettai di vederlo, da sardo rispettoso di un sardo di successo. Seguì un mese di silenzio, poi Soru volle vedermi di nuovo. A Milano, a casa mia, mi raccontò una storia della Sardegna talmente appassionata e appassionante che sentii dentro di me la mia terra, quella che da comunicatore ho sbandierato nel mondo».
Un incantatore. «Questo matto di successo che abbandonava tutto per cinque anni (aveva solennemente promesso che sarebbe stata una parentesi), mi colpì. Per tutta la campagna elettorale sono stato con lui, scoprendo un carattere difficile, scontroso, con anfratti bui, tutte cose che ho usato come simboli di “sardità”».
E il fatidico «Meglio Soru»? «Mauro Pili, il suo avversario, mi confessò che il giorno in cui vide quei manifesti sui muri di Cagliari ebbe la precisa sensazione di aver perso. Ma questo khomeinista si rivelò ben presto un Doctor Jekyll e Mister Hyde».Quando se ne accorse? «Il suo ringraziamento la sera della vittoria elettorale fu un sms: “Complimenti. Renato”. Fine delle trasmissioni. Poi sono cominciati i fattacci».
Quali? «Li ho raccontati in un libello, “La pipì controvento”. Direi che l'episodio chiave fu lo scandalo di Tuvixeddu».
Soru che blocca il recupero di una zona degradata presso una necropoli fenicia a Cagliari.«Stravolse un progetto già approvato. L'architetto francese da lui incaricato elaborò un inno al cimitero, scrivendo che “bisognava avere rispetto e godimento per questa atmosfera cimiteriale”».
Ha collaborato con Soru presidente? «Mi commissionò il nuovo marchio dei Quattro Mori e il padiglione della Regione per la Borsa del turismo dove il logo sarebbe stato presentato. Non voleva il solito nuraghe di cartapesta ma “un'espressione del cambiamento di cui abbiamo spesso parlato”».
Come finì? «In corso d'opera dimezzarono il budget iniziale. Poi fecero a pezzi la mia proposta. E in quelle polemiche infinite Soru non si è mai affacciato a dire: guardate che Gavino ha fatto ciò che gli ho detto io».
Così è passato alla concorrenza. «Non ho avuto esitazioni quando lo staff di Cappellacci mi ha interpellato. Mi torturava la cupezza, la tristezza in cui è piombata la mia terra in questi anni. Da lì è nato lo slogan “Sardegna torna a sorridere”. Bisogna ricostruire, ridare fiducia e smantellare le fandonie raccontate in questi anni».
Le «bugie in abito di velluto». «Adesso non porta la cravatta ma maglioncini e giacche di velluto come i pastori. Mi piacerebbe sapere di quale stilista sono. Un padrone vestito da servo è una vigliaccata verso la povera gente».
Ha trovato un motto più efficace di «Meglio Soru»? «I muri sardi sono pieni della mia campagna del 2004, esattamente la stessa: ma allora aveva un valore, avevamo speranze, oggi no. Così ho ideato “Meglio di Soru”. Gli altri slogan sono “Sardegna fatti furba” (richiamo al progetto “Sardegna fatti bella”, ndr) e “Meglio uniti che Soru”».
Che effetto fa combattere con se stesso? «Al mattino mi guardo allo specchio e mi dico: oggi sono più bravo di te».
È suo anche lo spot del palloncino sgonfiato? «Quello ce l'hanno mandato, è una cosa fatta in casa, arte povera ma dal grande significato».
Che cosa pensa adesso di Renato Soru? «Rispondo con la didascalia a una delle tante caricature che gli ho fatto: l'anemico pubblico numero uno».

mercoledì 4 febbraio 2009

Poco ma sicuro # 1

Gavino Sanna, autore dei manifesti per la campagna elettorale del centrosinistra in Sardegna, ha scritto 65 pagine contro il governatore
Il libro anti-Soru di Sanna «Su di lui mi sono sbagliato»
«E' un signore che non vorrei per amico, bisogna essere leali, lui è uno che ti usa e ti getta come la carta igienica»
Lì lo disse: «Meglio Soru che male accompagnato». Qui lo nega: «Meglio Soru? Forse no». L' anno scorso (2004) Gavino Sanna, classe 1940, il pubblicitario italiano più premiato al mondo, il cantore di Fiat e Barilla, tornò nella sua Sardegna e la riempì di manifesti per dire che «non è tutto loro quel che luccica», che il centrosinistra poteva farcela, che in Regione era Renato Soru il miglior presidente possibile. Un anno, un secolo fa. Oggi il Divino Gavino ha cambiato idea, s' è ritirato furioso nella sua casa milanese e ha riempito 65 pagine d' un libretto bianco, La pipì controvento, per negare che il Signor Tiscali sia l' uomo giusto e che nell' isola possa luccicare qualcosa. Scrive di soldi mai versati, di provincia ingrata. Il guru che cancella Soru: «E' un signore che non vorrei per amico. Amici così, non mi servono. Bisogna essere leali, "puliti", aperti. Lui è uno che ti usa e getta come carta igienica». Gli dà del bugiardo, accusa i suoi collaboratori d' averle rubato le idee. E' uno sfogo violento. «L' ho covato abbastanza. Fino all' ultimo, speravo di dover scegliere fra Doctor Jekyll e Mister Hyde. Parlo d' un signore che sembra a tutti un signore e invece non lo è». Perché ci si è messo insieme, allora? «E' stato lui a chiamarmi. Mi ha raccontato la Sardegna che sognava. Ho accettato di fargli la campagna elettorale. Sono diventato il suo alter ego, mi sono esposto in quest' isola d' accattoni che s' esaltano per la balentìa, la sardità, queste balle. Ho preso schiaffoni, per lui». E lui? «Sparito. Diceva Maria Carta che in Sardegna l' invidia ne uccide più della malaria: esteti da Strapaese mi hanno attaccato per gli stand della Regione alla Fiera di Milano, per il nuovo marchio dei Quattro Mori... Lui, silenzio. Tiene i miei progetti nel cassetto, come se avessi la lebbra. E' un uomo in grigio, non sorride mai, si circonda di lecchini d' oro e becchini d' idee. Il massimo dell' affetto fu un sms, la sera della vittoria. Due parole: "Congratulazioni. Renato"». Meglio lavorare con gl' industriali? «Assolutamente. Giovanni Rana era come Soru: non lo conoscevo, aveva un prodotto da vendere, mi ha cercato, è diventato famoso. L' unica differenza è che Rana è simpatico». E sì che lei godeva della benedizione di D' Alema... «Benedizione... Venne Claudio Velardi a chiedermi che cosa stavo facendo e a dirmi che cosa dovevo fare. Rimase mezz' ora e se ne andò». Passa al centrodestra? «No, non ho più voglia di politica. Ho lavorato in America alla campagna di Nixon: là, se uno fa vincere un candidato, viene portato in trionfo. Qui è una cosa meschina.». Nel Polo la corteggiavano... «Romano Comincioli, di Forza Italia, mi chiese di mollare Soru e sostenere Mauro Pili, candidato del centrodestra. Pili è un amico, ma non c' è lo stesso sogno». E Berlusconi? «Lo conosco da tanto. La prima volta fu a Milano, una cena di pubblicitari al Gallia. Mi fissava. Io ero infastidito. E lui: "Caro Sanna, da giovane portavo i capelli lunghi come lei. Poi li ho tagliati e la mia vita è cambiata. Facciamo un patto: se lei se li taglia, ci diamo del tu". Non ho mai obbedito». Però vi date del tu... «Quando ha visto la mia campagna per Soru, mi ha fatto i complimenti. E ha aggiunto: "Peccato che quello sia un pazzo"». Su questo, forse siete d'accordo... «Soru fa cose da pubblicitario. Le basi Usa alla Maddalena: bella battaglia, giusta, ma poi non porta a casa niente. Le ville a due chilometri dalla costa: deve vietarle perché ci sta nel personaggio pubblico, non perché ci crede. Demagogia. E' un ricco che si compra la povertà e la distribuisce a gente che non vuole averla». Chi ha più bisogno d' un buon pubblicitario? «Vedo solo vecchie ballerine d' avanspettacolo con la calza smagliata, tutti nei teatrini di Matrix, Ballarò, Porta a porta. Bertinotti fa buona comunicazione. Prodi, no: non riesce neanche a raccontare una barzelletta, con quella bocca a culo di gallina. Bossi è come Berlusconi: "Roma ladrona" non va più, deve inventarsi qualcosa d' altro». E uno sconosciuto, tipo lo Scalfarotto delle primarie? «Non interessa, non si vende: molte volte è l' abito che fa il monaco. Uno però c' è: è nero nero, sardo sardo, e prende a schiaffi tutti. Si chiama Gavino Sale, un indipendentista. Nella sua follia, non andrà da nessuna parte. Però è affascinante. La comunicazione, dovrebbero impararla tutti da lui».

Francesco Battistini - Corriere della Sera - 8 ottobre 2005

sabato 27 dicembre 2008

Le serrature si usano per aprire le porte! (o chiuderle, ad libitum)


Dio mio, quanto sta andando veloce il tempo! Non credo ai miei occhi, ma il calendario non mente: è finito anche il 2008! Ma dove sono stato tutto questo tempo? Prendo sempre più consapevolezza del fatto che questi ultimi trascorsi, sono stati anni di inedia. Noia all’ennesima potenza che si è aggrappata a me come un parassita. Non riesco a determinare con assoluta sicurezza se quel senso depressivo lungamente provato, abbia lasciato più spazio alla tranquillità del cuore di quanta non ne avessi prima, oppure è solo sopito in attesa di tornare come un morto vivente dalla sua cripta. Forse sto regredendo ad uno stato di incoscienza dell’intorno… anzi del tutto! Intendo anche oltre l’intorno!
Come avranno capito da tempo le genti che passano di qui, aggiorno con così poca costanza questo blog da far sembrare che non me ne importi poi tanto di farlo. Vi dirò, è il contrario ma, come scritto più volte, il tempo e la voglia non si accordano tra loro. E così anche quest’anno è giunto al termine e c’è chi mi ha definito latitante in rete. Be’, non sono per nulla contrariato da tale reputazione: è la risultante proporzionale della vita reale; infatti, quanto più gli impegni in quest’ultima sono aumentati, tanto meno ho avuto occasione di dedicarmi a quella virtuale. Senza trascurare i rapporti umani preesistenti naturalmente!
Vero: sono cambiate un bel po’ di cose, ma io sono sempre lo stesso. E non è mutata nemmeno quella tale condizione di cose che, a dirla tutta, un po’ mi infastidisce anche se unicamente nel momento stesso in cui mi viene riferita e nei 5 minuti a seguire, poi… viene assolutamente accantonata. C’è chi mi conosce molto bene ed è infatti mio amico/a. Molti altri/e risultano essere mere conoscenze; sapete quelli che in qualche momento della vostra vita avete incrociati per sbaglio o per caso, chissà pure per quale coincidenza di fatti e luoghi, e che non ricordate nemmeno più il perché rivolgete loro il saluto per strada? Ecco: quelli. Essi non fanno parte della ristrettissima, selezionatissima cerchia di persone degne del titolo di Amico, sono delle conoscenze. Poi ci sono quelli/e che non fanno parte né di questa categoria appena descritta, né tantomeno della prima. Sono quelli dei quali tu non immagini neppure l’esistenza. Io non so e non mi interessa sapere quante fra queste persone continuino a parlare ma soprattutto sparlare sul mio conto (quale conto poi?), o su cosa io faccia o non faccia. La domanda invece che mi sovviene più sovente in quei citati momenti di parole sentite e riportate è sempre: “Ma perché non si fanno i cazzi loro?”. Chi mi legge perdonerà lo scadere nel volgare: non sono mia consuetudine questo genere di espressioni (almeno per iscritto!). Vi prego, se voi siete a conoscenza di cosa generi questa mala abitudine antica ed ovunque regnante del pettegolezzo, rendetemi partecipe del vostro sapere!! Apritemi gli occhi su una realtà a me tanto incomprensibile! Qual è la ragione che spinge sconosciuti ad interessarsi di fatti non facenti parte integrante le proprie esistenze, ma quella per paradosso neppure rispondente alla realtà di qualcun altro altrettanto sconosciuto? Senza andare lontano, una mattina della scorsa settimana, una ragazza è passata nell’ufficio dove lavoro per una pratica, notando avesse cognome e indirizzo coincidenti con quelli che ricordavo essere gli stessi di un mio simpatico compagno di scuola perso di vista, mi sono permesso di domandare se vi fosse parentela tra loro. La risposta non si è fatta attendere nemmeno per un secondo: “Sì, è mio fratello e tu sei Tal De’ Tali, sei l’ex di***, e abiti a questo indirizzo, anche se prima abitavi con i tuoi in tal’altro indirizzo!”. Sono rimasto inebetito (e pure un po’ spaventato!!) per tutta la preparazione dimostrata da questa ragazza (ripeto, a me totalmente sconosciuta!) sui miei dati anagrafici, la mia vita privata e addirittura sui miei indirizzi, presenti e passati (quanto pago d’affitto, no?!). Ora, se esiste al mondo anche una sola persona, come questa ragazza mi ha appena dimostrato, in grado di conservare il ricordo e la catalogazione di altrui dati, fatti e spostamenti (e chi può sapere cos’altro?) come farebbe un cervellone elettronico della DIGOS, cosa mi impedisce di assumere (e a ragione!) la convinzione che di gente così ne esista a bizzeffe? La domanda resta immutata e vieppiù motivata: perché?
Ora che ci rifletto su meglio… forse è stata una fortuna che interessandomi solo inviare un saluto al mio vecchio compagno di scuola, io non le abbia chiesto null’altro sul proprio conto! Avrebbe potuto arbitrariamente informarmi sulla data della mia ascesa al mondo dei più!
Poi dice che uno diventa paranoico!!


Buon fine d’anno a tutti!

venerdì 15 agosto 2008

Fatele tutti le vacanze intelligenti!

- A li mortacci sua! A me è 'sto collo che me frega! Ma st'artr'anno le faccio pure io... le vacanze intelligenti...
- Brava! Falla pure tu! Poi ce 'a spieghi!


Insostituibile e grandissimo Albertone!
Buone vacanze a tutti! Fatele tutti le vacanze intelligenti!

giovedì 3 luglio 2008

Nuovi pacchetti Pay-tv?



Ieri alle 14.30, ricevo una telefonata dal call center di Sky che mi informa di un'offerta IMPERDIBILE. Rispondo che non mi interessa. La tipa mi chiede spiegazioni e io di rimando le chiedo se non posso non essere interessato senza doverle dare necessariamente spiegazioni in merito. Ribatte che sì, posso, ma sarebbe meglio motivare la mia affermazione. Sarebbe meglio per chi? Mi domando tra me e me. Le chiedo se non stia scherzando e le faccio presente che io non devo nessuna spiegazione ad alcuno. Mi chiede stupita il perchè dovrebbe scherzare dicendomi, testuali parole, che lei stava lavorando e non mi aveva puntato un fucile per ricevere quelle spiegazioni e già a quel punto il suo tono mi indispone! Taglio corto ribadendo il mio disinteresse alla sua offerta. Al che, mi manda letteralmente ancora con testuale terminologia "affanculo", aggiungendo come non bastasse, uno "stronzo" prima di chiudermi il telefono in faccia. Se questo è il modus operandi di Sky Italia per procacciare nuova clientela, sebbene avessi una mezza idea (ma proprio mezza!) di aderire (forse) dal 2009 alla pay-TV, ora credo non lo farò mai più nemmeno sotto tortura!!! Non è sufficiente essere costretti a ricevere continuamente telefonate su telefonate da parte dei call center più disparati che cercano in ogni modo di rifilarti qualsiasi cosa!! Ora mi devo pure sentire insultare!!

Ora basta! D'ora in avanti, chiunque sia, anche il più educato centralinista che chiama per proporre l'acquisto dell'enciclopedia della pace (dovesse pure esistere), si beccherà il classico telefono in faccia! Senza nemmeno stare lì due secondi a perdere tempo (il mio e sempre il mio tempo!) ad informarlo/a che non sono interessato alla stipula di nessun contratto vocale, nessun piano telefonico, nessuna coperta termoregolante, nessuna stufa a pellet, nessun articolo di mobilia in arte povera nè in stile moderno, nessuna fornitura di caffè/the, nessun tappeto orientale, nessuna linea adsl anche trasportasse un fantastilione di dati al microsecondo e soprattutto

NESSUN SERVIZIO PAY-TV!

giovedì 3 aprile 2008

Perché?

C’è chi dice con estrema certezza di non sognare mai la notte. La realtà è che spesso non ci si ricorda di quei sogni. A me non capita spesso, la mattina, al risveglio, di ricordarmi quello che ho sognato. Mi capita più di sovente di vedere delle immagini, durante la giornata, che richiamano alla mia memoria parti o addirittura un intero sogno. E’ capitato anche oggi. Questa mattina in ufficio è passato un ragazzo che non vedevo da diverso tempo. Mi ha fatto molto piacere sentirlo, felice, darmi la notizia che da qualche mese è diventato padre. E’ stato un flashback immediato… Ho rivisto il mio sogno della notte scorsa e, in tutta sincerità, mi ha turbato un po’. Ero in una stanza silenziosa, con una grande vetrata dalla quale entrava una gran luce, bianca, bella e calda, filtrata solo da un’enorme tenda intera in tela fine, ma a maglie strette. Avevo in braccio un neonato che sonnecchiava: era mio figlio. Lo tenevo con delicatezza e attenzione. Vedevo i suoi occhi aprirsi di quando in quando e subito richiudersi, come a volersi sincerare di essere ancora al sicuro e subito accennare un brevissimo sorriso. Era un pupo bellissimo e mi trasmetteva un’immensa gioia e armonia. Il particolare che però ho ricordato subito con assoluta nitidezza, era che piangevo di gioia. Sentivo le lacrime sul viso! E sorridevo. Ero sereno e completamente immerso nella mia felicità. La dolcissima creatura che tenevo tra le mie braccia, bisognosa di protezione e sicurezza, era mio figlio. Non mi facevo domande sul come e quando...ero solo padre. Era un sogno, ma era estremamente reale. Da sveglio mi è rimasta una domanda: perché?

martedì 4 marzo 2008

Ciao Tina...

ROMA - E' morta a Roma l'avvocato Tina Lagostena Bassi. Legale storico in processi per stupro in cui assisteva donne vittime di abusi, tra cui quello contro gli autori del massacro del Circeo, Augusta Lagostena Bassi, ma era conosciuta come Tina, aveva 82 anni ed era nata a Milano. Secondo quanto appreso Tina Lagostena Bassi, malata da tempo, é morta in una casa di cura privata della Capitale.
LAGOSTENA BASSI, UNA VITA IN DIFESA DELLE DONNE
ROMA - Augusta 'Tina' Lagostena Bassi nasce a Milano, il 2 marzo 1926. La sua carriera di avvocato comincia all'universita' di Genova, con la carica di assistente alla cattedra di Diritto Penale. Dal 1973 al 1975 lavora all'Ufficio Riforme del Ministero di Grazia e Giustizia. Ed e' la rappresentante italiana al Convegno Mondiale per la Pace a Praga nel 1983. Diventa famosa nei tribunali italiani per il suo impegno nella difesa dei diritti delle donne. Tra le molte arringhe da lei pronunciate, sono rimaste famose quelle a favore di Donatella Colasanti contro Angelo Izzo nel processo sul Massacro del Circeo, avvenuto a settembre del 1975. In quell'occasione rompe con il tradizionale muro di silenzio della societa' e dei tribunali rispetto alle violenze sessuali, introducendo la parola 'stupro': con termini asciutti e crudi, racconta, attacca e sconfigge cosi' la vergogna delle donne violentate dando loro forza e speranza nella giustizia. In linea con il suo impegno per le cause femminili diventa una delle socie fondatrici del Telefono Rosa. Nel 1994 e 1995 ricopre il ruolo di Presidente della Commissione nazionale parità e pari opportunità uomo-donna presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ed e' componente del gruppo sulle pari opportunità della Comunità Europea. Rappresenta l'Italia alla IV Conferenza Onu sui diritti della donna a Pechino nel 1995. Nel 1994 si candida alla Camera dei deputati (collegio Firenze 2) sostenuta dal Polo per le Libertà, ma non ottiene i voti sufficienti. E' eletta deputato nelle file di Forza Italia nella XII legislatura, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ed e' coautrice nel 1996 della legge contro la violenza sessuale. Ha un ruolo anche in televisione: dal 1998 con Santi Licheri e' giudice d'arbitrato nel programma Forum di Rita Dalla Chiesa. E stata anche sceneggiatrice della miniserie Tv per la Rai 'L'avvocato delle donne' tratto da un suo omonimo libro e interpretato da Mariangela Melato. Per Odeon Tv ha ideato e condotto le trasmissioni Tinamite e Tinamite il Caso.

(fonte: ANSA)

giovedì 24 gennaio 2008

Requiem




10:20 - Il vicesegretario vicario Udeur Antonio Satta annuncia che Mastella sta venendo a Roma per essere presente in Senato, confermando il voto contrario. Satta smentisce i giornali che hanno scritto che la riunione del gruppo Udeur di ieri avrebbe espresso la "sfiducia nei confronti del capogruppo Fabris".
10:35 - Per il capogruppo Udeur al Senato, Tommaso Barbato, è "falsa e infamante" un'illazione di stampa che lo vorrebbe pronto a disertare la seduta del Senato e aggiunge:"Andremo in aula e voteremo no. Non ci spostiamo di un millimetro".
10:40 - Prodi sale al Quirinale per un colloquio di 45 minuti con Napolitano. "Ho comunicato al presidente della Repubblica - annuncia Prodi - che andrò al Senato alle ore 15".
11:35 - "Sto riflettendo, non ho ancora deciso né in un senso né nell'altro" dice Nuccio Cusumano, uno dei 3 senatori Udeur.
12:50 - Barbato annuncia che "Nonostante le precarie condizioni di salute dovute a un leggero malore" Mastella sta "raggiungendo Roma accompagnato da un medico".
14:00 - Il voto di fiducia al Senato, per il vicesegretario del Pd Dario Franceschini, "renderà trasparente davanti a tutti gli italiani la scelta di chi, come noi, mantiene il patto assunto con gli italiani ed il sostegno a Prodi e chi, per un motivo o per l'altro, ha cambiato idea e tradito quel patto".
15:00 - "Il mio voto sarà contrario" dice il senatore Lamberto Dini al suo arrivo a palazzo Madama.
15:02 - Comincia la seduta dell'aula del Senato. Affollati i banchi del Governo. Prodi parla per 10 minuti, senza mai essere interrotto, e dice che chi vuole far cadere il governo dovrà assumersene la responsabilità, perché "nessuno può sottrarsi al dovere di indicare quale altro governo, maggioranza, programma intende introdurre" e avverte che "arrestare l'esperienza di questo governo è un lusso che l'Italia non si può permettere".
15:10 - Il leader di An Gianfranco Fini a Palazzo Grazioli per un colloquio con Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia.
15:50 - Il sen. Nuccio Cusumano (Udeur) dice in aula che voterà la fiducia al governo Prodi. Il capogruppo Udeur Barbato lo aggredisce con insulti, tra cui "cornuto e frocio". Cusumano è colto da un malore e portato via in barella.
17:45 - Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, comincia la sua replica nell'aula del Senato. "Sono qui - dice - perché ogni crisi deve essere affrontata a viso aperto e non nei corridoi". "Il luogo deputato - aggiunge - è il Parlamento, sede di rappresentanza di tutti i cittadini"."Prodi addossa
anche alla Cdl, con "una modifica alla legge elettorale fatta in fretta e furia", la responsabilità di avere "impedito" alla maggioranza di ottenere una più consistente "maggioranza elettorale".
17:50 - Con stampelle e sedia a rotelle, arriva in Senato anche il senatore di Forza Italia Guido Possa.
18:05 - Franco Turigliatto, di Sinistra critica, conferma il suo no "per coerenza" dopo il "protocollo sul welfare, la legge finanziaria, Vicenza e le missioni militari".
18:10 - Il sen. Domenico Fisichella non chiarisce come voterà. "Mi comporterò - dice - come gli altri senatori dimissionari".
18:13 - L'Unione democratica - dice Roberto Manzione - voterà la fiducia al Governo. Manzione critica Veltroni per avere avanzato l'ipotesi di andare da soli alle elezioni.
18:20 - Clemente Mastella cita la poesia "Lentamente muore" di Neruda e dice che la maggioranza non c'è più "nei fatti e sul piano dei numeri", applaudito dall'opposizione.
18:25 - Dini conferma:"non voteremo la fiducia al governo". Diversa però la posizione dei tre liberaldemocratici: Dini voterà no, Scalera si asterrà in aula, D'Amico voterà sì.
18:28 - Cossiga:"Voto la fiducia per senso di responsabilità" ma meglio "se Prodi andasse al Quirinale prima del voto".
19:20 - Per il capogruppo della Lega Roberto Castelli "Prodi viene in Senato per la sua ultima sfida non nell'interesse del Paese ma per consumare la sua ultima vendetta in uno scenario da 'notte dei lunghi coltelli', nell'estremo e illusorio tentativo di avvelenare i pozzi del centrosinistra".
20:00 - La direzione nazionale dell'Udeur espelle il senatore Nuccio Cusumano "per indegnità politica".
20:00 - In Senato cominciano le operazioni di voto.
20:33 - Il voto si conclude. Il Senato nega la fiducia al governo Prodi con 156 sì, 161 no e un astenuto. Tre senatori (Pallaro, Pininfarina e Andreotti) non hanno partecipato alla votazione.
20:57 - Arriva la notizia che chiude la giornata: Prodi al Quirinale per rassegnare le dimissioni del governo.
(Fonte: ANSA)

martedì 1 gennaio 2008

sabato 15 dicembre 2007