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lunedì 28 maggio 2007

Dica trentatré...


Minchia... Trentatre anni!!

sabato 26 maggio 2007

Mali ed estremi.



Madooo… Ci voleva pure il caldo di piena estate…a maggio! Non sopporto gli estremismi ideologici, figuriamoci quelli climatici! E’ diverso tempo che cerco un accettabile equilibrio di vita senza esiti meritevoli di nota. C’è chi è dovuto andare con un piede oltre il limite del probabile per capire che i suoi timori non erano del tutto infondati, e purtroppo ci è passato chi era lì, senza colpa. Altri estremi. Quando si accumula per troppo tempo (davvero tanto tempo!), dopo fatti troppo spiacevoli per essere ricordati, dopo i sensi di colpa per qualcosa a cui non si può più mettere una pezza, dopo aver subìto una situazione scomoda, stretta, indisponente, frustrante, insoddisfacente, si arriva ad un limite sconosciuto. Bisogna toccarlo per capire che quel “probabile” è dietro l’angolo e non a chilometri di distanza. Quando capita, pericolosamente, la capacità di controllo si vaporizza. Ciò che ti impone l’etica, tutto ciò che ti suggerisce il rispetto per chi ti vuole bene consentendoti di contare fino a cento prima di aprire bocca, cozzano con l’inevitabile che sta per accadere. Non puoi fare proprio nulla per cambiare gli eventi. E’ un vulcano che erutta, una pentola a pressione che esplode. Una deflagrazione di emozioni contrastanti, un ciclone di pensieri che non controlli e mentre ti si accalcano nella testa uno dietro l’altro a velocità incredibile, ti stai pentendo di ciò che ancora non hai urlato. La gola ti fa male per quanto hai già gridato per non sentire un’altra parola da nessun altro. Non ne puoi più e lo vomiti al mondo con una furia che non ti saresti mai attribuito e come un tornado porti via tutto quello che trovi sulla strada delle tue rivendicazioni! Arrivati a quel limite, a quell’attimo prima, qualsiasi parola sbagliata, vagamente sarcastica, di rimbrotto, una parola che forse non lo è ma a te sembra gratuita, è una scintilla in una camera satura di gas. Poi è la quiete della follia, il pentimento e lo spavento per essere stato in bilico, appeso ad un parapetto a venti metri d’altezza. Sul serio ad un passo da oltrepassare il limite del non ritorno. Puoi chiedere scusa, rincorrere e prendere per un braccio chi ti sta mollando al tuo unico momento fuori controllo, magari per essere stato troppo controllato tutta la vita, ma qualcosa si è rotto. Hai tenuto duro finché hai potuto per non rompere quel qualcosa, ma in un attimo di lucidità prima dello sfogo totale ragioni sulla realtà di un dato di fatto, l’unico, che in quel momento ti dà una pacca sulla spalla: se chi hai di fronte non si pone il problema di ferirti, non trattiene mai parole per te potenzialmente dannose, perché dovresti farlo tu? E’ tanto inevitabile ed improvviso che travolge persino te che non puoi controllarlo; ti schiaccia, passa sopra il tuo essere e la tua dignità. E poi? Tutto apposto? Sfogo e via? Magari! Non passa così presto. Non passa in un giorno e nemmeno in una settimana. Ma quando la paura per essere arrivato con le tue gambe e per tuo volere a quella soglia ed avere pure aperto la porta, si placa e lascia spazio alla ragione di quanto è accaduto, capisci molte cose che prima non vedevi neppure. E’ vero, se sei fortunato la ragione riprende il suo posto, se no… Ed è proprio il ricordo del panico sperimentato sulla soglia a darti il senso di tutto. Quando vedi le fiamme per quel millesimo di secondo e riesci a non caderci dentro, tutto quello che ti è dato vedere dopo lo apprezzi come fosse un dono insostituibile e bellissimo. E’ durata anni ed è peggiorata. Hai toccato il fondo. Sarai guarito o è una distrazione?