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venerdì 16 novembre 2007

C’aggia fa’ pe’ campa’! – Parte I° (Cosa farai da grande?)



Quand’ero piccolo mi sono sentito ripetere la tipica, solita, priva di significato domanda, che gli adulti pongono ai bambini fino alla nausea, credendo di trovarsi a chiacchierare del più e del meno con dei perfetti idioti in quanto appunto bambini: “Cosa vuoi fare da grande?”. Che palle! Ecco cosa pensavo mentre veniva formulato il solito, noiosissimo, trito e ritrito, pedante, “originalissimo” quesito. Ero ormai schiavo di impulsi condizionati che mi portavano alla fobia sociale: ero terrorizzato dall’eventualità che, in giro appresso ai miei genitori, essi incontrassero qualche conoscente al quale mi avrebbero presentato e che loro, muniti di ebete sorriso più vicino all’emiparesi quale biglietto da visita universale per l’approvazione del timido bimbo, mi potessero porre l’angosciante interrogativo! Anche perché non sapevo mai cosa rispondere! D’altronde ero piccolo: a sette/otto anni cosa cacchio puoi saperne di come vorresti procurarti il pane in età adulta!? Quando sarò grande mi porrò il problema! Forse inizierò a pensarci prima delle scuole superori, magari quando dovrò scegliere un percorso di formazione preparatorio al mondo del lavoro! Ma mentre gioco con le costruzioni o aspetto l’inizio di bim bum bam non mi puoi intrippare la testa con un dubbio simile! Solo qualche anno più tardi ho cominciato a capire dove stava la fregatura: dopo, quando piccolo non lo sei più, nessuno ti avrebbe più chiesto cosa avresti voluto fare da grande! I giochi sono stati fatti, come un tempo i dadi erano stati tratti! Ad esempio io a quattordici anni cominciai a vedere il mondo attraverso un’ottica completamente diversa che, azzardo, mi avrebbe con tutta probabilità potuto chiarire le idee sull’eventuale risposta da fornire a chi mi avesse riproposto la domanda delle domande… Ma nessuno lo fece più! A quell’età percepisci il tuo intorno sicuramente in maniera meno infantile, con una criticità e una punta di cinismo mai sperimentati in precedenza. E’ l’età testimone di mooolti ormoni esagitati che come cavalli imbizzarriti corrono senza precisa meta nel tuo corpo immerso nel cambiamento (e che cambiamento!!). L’età delle prime passioni (e qui non specificherò). Abbandonando l’infanzia, in effetti, inizi a valutare cosa di ciò che vedi e senti ti piace o meno, se lo odi o desideri sia nel tuo futuro fino a che terra non ti ricopra; insomma hai degli stimoli credo piuttosto naturali che ti conducono, anche solo con la fantasia, laddove il tuo talento trova giusto sfogo. A quattordici anni, come dicevo, non ricordo perché o percome, mi è saltato in testa il pallino della recitazione. Diventare attore?? Io! Ragionandoci su… Se non tenevo a mente nemmeno le tabelline, come avrei potuto pretendere di recitare a memoria un intero copione teatrale!? E poi diciamolo senza tante ipocrisie: un attore se proprio non è una cima, se non è davvero bravo, riconosciuto come tale, seguito da un discreto pubblico, o se non ha la fortuna di lavorare anche per il cinema, si può pure scordare di vivere con una discreta dignità.
Zero danaro = zero pane!
E’ un po’ come quelli che da aspiranti scrittori, si lamentano continuamente della vana ricerca di un editore che gli pubblichi anche solo uno straccio di racconto, salvo poi scoprire che non sanno dove stia di casa il congiuntivo, hanno la netta convinzione che la consecutio temporis sia un’enciclica papale e che il rispetto delle doppie nelle parole sia superfluo! No, no, no. “L’é tutto sbagliato! L’è tutto da rifare!” direbbe Ginettaccio (se fosse vivo!).
Occhèi…bel sogno quello del teatro, ma già a quindici anni era relegato tra le cose che non avrei mai e poi mai realizzato. Qualsiasi cosa avessi fatto da grande – avrei ripetuto a me stesso negli anni a venire – sarebbe comunque stata qualcosa che avrebbe impegnato il mio ingegno, attinto a piene mani dalle mie idee, dalla mia fantasia, dalla mia attitudine alla scrittura, dalla mia capacità di autoironia… In sostanza avrei voluto come tutti, mettere a frutto uno qualsiasi dei miei talenti adeguatamente addestrato qualora ne fosse esistito qualcuno! Di sicuro non mi sarei dedicato a nulla che avesse a che fare con la matematica, i calcoli, le statistiche o qualsiasi altra occupazione che avesse lesinato spazio alla mente. Niente che mi avrebbe ingabbiato in
giornate-fotocopia, in normative da seguire alla lettera, norme da rispettare o rigidi regolamenti da ricordare. Va da sé che numerose, quindi, erano le ipotetiche carriere che mi precludevo (niente militare di professione, nessuna possibilità ad ambizioni da bancario, anche in presenza di raccomandazione per un pubblico impiego nessuna pietà per i timbri e timbretti da impiegato postale, no alla giurisprudenza, nix operaio in fabbrica e neppure fuori da una fabbrica. Cosa resta? Escludendo lavori di artigianato pur sempre ripetitivi e l'uomo da marciapiede...Nulla).
Un bel giorno un insegnante di lettere, dopo tante e tante occasioni di chiacchiera (che a lui piacevano così tanto, erano il suo punto debole, e che io ero abilissimo nel provocare, allungando i tempi del cazzeggio così da sottrarne a quelli di eventuali interrogazioni!) mi dice che con tutte le considerazioni lette nei miei temi e gli spunti di approfondimento espressi in aula, mi avrebbe visto bene in un’eventuale carriera universitaria, nientemeno che (squillino le trombe!!) in economia politica! SBREEENG!! Economia politica? Che cavolo stai dicendo Willis!?!? Non sapevo che dire nonostante i miei pensieri, accalcandosi numerosi nella mia mente, avrebbero voluto tramutarsi in parole ad espressione di totale disaccordo con quell’illuminante uscita dell’insegnante! Non sapevo cosa avrei voluto fare in futuro, ma non di certo economia politica! Insomma, io ero….io ero…io ero… Che cacchio erooooo!? Io: “Prof, chi si fa pagare per avere delle idee, per mettere al servizio di qualcuno il proprio estro?” Prof: “Ah, no, ma quelli sono i creativi! Dei poveracci che devono aspettare l’ispirazione per portare ad un committente un lavoro come si deve! E non è detto che la loro idea venga valorizzata e quindi scelta tra quelle di altri creativi che di solito vengono interpellati!” Azz…che guaio! Ero destinato ad essere un poveraccio, perché mi sentivo proprio un… Io…ero proprio…un creativo!! Finalmente ero venuto a conoscenza del nome da dare al mio futuro! UN CREATIVO!!! Woooow!

Location: deserto. Inquadratura: totale della camera dolly (quella sul braccio per riprese dall’alto. N.d.Daron) in campo lungo su di me, completamente solo. Effetti sonori: vento e il frinire di un grillo. Un cepuglio secco, rotolando, entra ed esce dall’inquadratura.

Ed ora che so cosa sono...? Ma soprattutto: lo saprò fare per davvero…il creativo?


Continua.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma forse ti sei dimenticato di quando giravi con la telecamera per fare quel documentario su una certa persona, intervistando parenti, amici e conoscenti di quella certa persona! Documentario che una volta realizzato avrebbe rappresentato il suo regalo di compleanno!!
AH!AH!AH! E se non è stata creativa quell'idea....!

Baci & abbracci.
S.

Daron ha detto...

@ Ste: AH!AH!AH!AH! Sì, lo ricordo perfettamente (Che culo mi ero dovuto fare: montaggio rigorosamente analogico!! Come la Corazzata Potemkin!!). Però, scusami, anche se non rinnego lo "Speciale Compleanno", ricordo con maggiore piacere il ridoppiaggio de "I blues brothers" realizzato al Pig's Studios" con the undertaker e Don Piero l'Orefice, che insultavano lo juventino!! Io facevo l'agente di polizia! Che tempi!!

@ Kiki: Kiki...che dire? Un bellissimo commento il tuo! E come potrebbe essere diversamente? Ad avercene di blogger che dedicano una sorta di post al post!!
Qualsiasi cosa tu sogni, spero che un giorno la trasformi in realtà. Se cominci a pubblicare, come già sai, io sarò il tuo primo lettore!

Per il resto, cara Kiki, le differenze tra te e un 25enne automunito e occupato, stanno tutte nelle diverse scelte che ognuno fa nella propria vita: ci sono i pro ma anche e soprattutto i contro da considerare. Sono sicuro che l'hai fatto anche tu quando hai deciso che era meglio per te frequentare l'università. E non mi pare tu abbia visto poi così male. Nella vita si fanno tanti errori e ci si accorge di averli fatti immancabilmente quando ormai é tardi. Studiare, ampliare le proprie conoscenze, impegnarsi in qualcosa, crescere qualsiasi sia la strada che si é deciso di intraprendere per farlo, sfidare sé stessi per arrivare a una meta...non possono essere errori. NON FARE! Questo sì che rappresenta uno sbaglio da evitare! Restare come ignavi, in un limbo di non decisioni. Questo é il vero errore che nessuno dovrebbe mai commettere. E quando sei lì per scoraggiarti lungo la strada che ti porta ai tuoi successi e alle tue soddisfazioni, non ti voltare indietro se non per compiacerti delle tappe già superate. Mai per rimpiangere il passato o per non aver agito diversamente. Io quei 6 esami, per la stessa facoltà, avrei dovuto sostenerli molti anni fa, ma non ne ho sostenuti nessuno. Allora cosa é meglio? Laurearsi e poi decidere se fare l'avvocato o scrivere, o é più conveniente scoraggiarsi e non provare mai? La domanda é retorica, quindi non necessita di alcuna risposta. Carina l'immagine di te per le strade di Parigi con la fisarmonica in mano! Ah!Ah!Ah! Ma...ascolta un cretino: non ti si addice. ;)
La domenica é "depressione" un po' per tutti credo. Esci. Vai a Piazza di Spagna tu che puoi, osserva e racconta...come solo tu sai fare! E salutami Roma: il mio sogno!

Passerò presto sul tuo bonjour ignorance.

Sempre benvenuti i post nei post!(come ho rifatto io ora, mi sembra!)

Un bacione grande grande, amica mia virtuale. E buon fine settimana.

digito ergo sum ha detto...

Ok ma, alla fine, cosa cavolo hai deciso di fare cosa, da grande??? ;-)

Beato te che ci sei arrivato. Io, alla veneranda età di 35 anni, credo ancora tutto sia un gioco. Anche quando non mi diverto. Ti abbraccio.

KikiPetite ha detto...

Posts nei posts e continuiamo a s-velarci. Roma � bella con questo sole sul viso. Io ho gli occhi che profumano ancora di sonno, li stropiccio come una bambina, e sorrido leggendo le tue parole.
Ho capito. Se un giorno un folle, uno pi� di me intendo, dovesse pubblicare qualcosa di mio, non solo mia nonna, il portiere, e gli amici delle elementari mi leggerano! Ci sarai anche tu! BelloBello!! ;P
A parte gli scherzi, ti ringrazio per queste parole che sono sprono e consigli ben accetti. Quei sei esami finiranno, spero presto. Uscir� anch'io da questo "limbo d'indecisione" e capir� che fare. Che fare.. l'importante � fare qualcosa con passione. E' colei che "tutto move"..

Un abbraccio, amico, e grazie davvero di leggermi con costanza.

Kiki.

Daron ha detto...

@ digito:
E' ancora tutto da vedere!

Arrivato? Arrivato dove? Sono appena partito!
Credi sia tutto un gioco. Bene... Uhmmm...e il problema dove sta? Sarà tutto meno pesante anche quando non ti diverti! Ricambio l'abbraccio e ti ringrazio per aver posato lo sguardo da queste parti.

@ Kiki:
;) Non c'é di che. Il piacere é mio.

Anonimo ha detto...

Io che ti conosco posso tranquillamente dire che la creativita' e' una cosa che non ti manca...ma a parte questo...cosa vuoi fare da grande?:))

Daron ha detto...

AH!AH!AH! Eme!! Ogni volta i tuoi commenti sono una sorpresa! Beh...la domanda é pertinente, ma la risposta arriverà con l'ultima parte del post! :D HI!HI!HI!

Anonimo ha detto...

Eccone un altro :]. Ora si pone un'altra domanda: cosa vuoi creare? Io l'ho scoperto... e tu?

Daron ha detto...

@ MarkoDJ:
Nooo!! Marco che posa i suoi occhi su Radionotte?? Non ci posso credere!!

Be', non è difficile: basta seguire l'istinto e puoi dare forma a qualsiasi cosa la tua mente stia pensando.