
Bel periodo l’adolescenza, eh? Per chi l’ha vissuta bene sarà stata sicuramente il non plus ultra della vita, certo! Non per me. Oggi posso anche darmi del cretino per non essere stato tanto furbo anni addietro, da vivere tutto con un po’ più di filosofia e aggiungere che la maturità è peggio dell’età “degli ormoni imbufaliti”, ma se potessi tornare indietro sceglierei di non approfittare di questa opportunità. Che ne so? Magari potrebbe pure andare peggio! Io non sono esattamente uno che si potrebbe definire baciato dalla dea bendata e siccome la sfiga non ha limiti conosciuti, potrei finire in una realtà alternativa a quella che ho già vissuto, nella quale tutte le leggi di Murphy trovano collocazione nella mia esistenza! No, grazie. Meglio niente. In quel periodo, i momenti più gratificanti sono stati esclusivamente quelli che dedicavo ai miei passatempi preferiti e, manco a dirlo, la maggior parte riguardava l’ambiente radiofonico, nel quale avevo modo di assecondare la mia naturale tendenza a creare. Pur non avendo capito subito che quella sarebbe stata una grande passione, intimamente lo sapevo fin da piccolo. Ce l’avevo codificato nel DNA. Le chiacchiere (non sapete quante note ho beccato alle elementari!!), la socialità, gli show per i compagni (non comunisti!), canzonare e canzonarmi, osservare e rielaborare (grande passione anche per le parodie), trovare sempre la nota comica in ogni circostanza che prestasse il fianco, inventare… sognare!! Il sognatore! Ecco come mi definiva la maestra! L’unico che l’ultimo giorno di quinta, il giorno dell’incontro generale del dopo esame, durante il discorso di commiato dell’insegnante era rimasto senza batter ciglio, incantato e a bocca aperta, perso nelle sue parole. Non posso ricordarmi a cosa pensavo, ma ricordo come fosse… beh… come fossero ventidue anni fa (!), che la maestra d’un tratto smise di raccontarci quale realtà fosse quella delle scuole medie e mi disse che se avessi tenuto ancora per un po’ la bocca aperta mi ci sarebbero entrate le mosche! E proseguì: “Il sognatore! Quando pubblicherai il primo libro voglio una copia con la dedica!”. Beh, Ada, oggi posso dirti che non ci sei andata troppo lontano. Sono solo un po’ più disilluso e incazzato, ma sogno sempre! E, pur non pubblicando, scrivo pure! Uff, divago sempre! Per farla breve, la mia materia grigia è sempre stata un vulcano in attività costante ed inesauribile. Mi è sempre piaciuto ideare, costruire, mettere insieme e disfare per rifare. Le costruzioni! Uuuuh quanto mi piaceva giocare con le costruzioni! E mica quelle coi personaggini, quelle della lego per intenderci! Quelle dove trovavi gli operai, i piloti, gli astronauti… No, no! Quelle piatte, rettangolari e di tutti i colori. Ci facevo quello che volevo! Anche se alla fine, la forma che più spesso facevo prendere all’insieme, era quella di astronave. Ed era sempre diversa. Perciò non volevo i “personaggini”: se l’astronave cambiava forma, poi l’omino non sapevo più dove farlo accomodare! E a dirla tutta fino in fondo, mi sono sempre stati antipatici questi omini gialli sempre col sorriso, che è proprio il caso di dire, stampato in faccia! Chissà, avrei potuto avere un futuro da architetto o da ingegnere aerospaziale! Naaa! Troppo poco margine d’errore nei progetti! Sarebbe stato antipatico finire in galera per una scuola progettata da me e crollata su sé stessa o provocare la disintegrazione di una capsula spaziale per una moltiplicazione a cifre decimali sbagliata!
- “Ingegner Daron, tutto l’equipaggio della missione Apollo Creed è morto a causa di un suo errore! Cos’ha da dire a sua discolpa?”
– “E’ che le operazioni con la virgola proprio non mi vengono!”.
Comunque tutti gli anni a sognare e a immaginare un futuro di creatività si sono poi rivelati inutili. Direi quasi sprecati! Infatti (e con nota a pie’ di pagina aggiungerei purtroppo) secondo mia madre il mio destino era segnato: dovevo prendere un diploma. Meglio se da ragioniere! Tutte le idee che avevo per la testa, qualsiasi esse fossero (in effetti né lei né nessun altro poteva conoscerle datosi che mi sono sempre vergognato come un ladro ad esternare le mie aspirazioni!) non mi avrebbero di certo portato lontano. La ragioneria! Quella sì che mi avrebbe regalato un roseo futuro! Di disoccupazione, sicuramente. Ma sì, forse la mamma (che è sempre la mamma) ha ragione. Studiare è importante. Metti che non riesco in ciò che vorrei: devo avere una ciambella di salvataggio. Dovrò pure ripiegare su qualcos’altro! Cinque anni e, non chiedetemi come perché non lo so neppure io, avevo il diploma da ragioniere in mano. Ebbene, ho fatto di tutto dopo le superiori. Persino un briciolo di università: giurisprudenza! (Dopo sei anni da impiegato ed essere rimasto disoccupato ho pure consegnato pizze!! E non scherzo.) Ma nulla che avesse qualcosa da spartire con la partita doppia! Detto tra noi: se mai avessi curato il bilancio di un’azienda, ora io, il titolare della stessa, il presidente, il vicepresidente, l’amministratore delegato, tutto il consiglio di amministrazione, financo tutto il personale dipendente giù giù fino ai centralinisti e agli addetti alle pulizie, saremmo tutti in gattabuia per una serie di reati che spazierebbero dal falso in bilancio, all’evasione e frode fiscale, all’abuso in atti d’ufficio e bancarotta fraudolenta. Giusto una leggina che mettesse in regola la “finanza creativa” avrebbe potuto salvarci. Ma chi andava a pensare che qualcuno l’avrebbe emanata solo qualche anno più tardi??
Per disgrazia, e questo è ciò che mi procura più rammarico, non avendo avuto nemmeno la più minuscola possibilità di intraprendere studi mirati a sviluppare le mie personali predisposizioni, non ho mai potuto e a questo punto credo mai potrò verificare, se e quanto queste sarebbero state in grado di darmi da vivere. Ed il dubbio si fa più assillante proprio in questi ultimi anni, che mi vedono ormai non più tanto moccioso, perché se mi guardo indietro posso considerare di essere stato maggiormente apprezzato per le mie realizzazioni nel campo pubblicitario, del design, come autore o coautore di testi ecc. ecc. (insomma per quella sempre presente e ora quasi fastidiosa in quanto quasi inutile creatività), che non per quanto sono bravo o mediocre come impiegato in un ufficio! Avete mai provato a ragionare per paradossi? Per assurdo? Vi siete mai sorpresi a ripensare a qualcosa che vi è accaduta e a domandarvi come sarebbe cambiato il vostro presente, se ad un bivio aveste scelto la strada opposta a quella sulla quale avete preferito incamminarvi? Se aveste detto o fatto una cosa diversa da quella che avete detto o fatto nella realtà?
Io sì.
Tante volte.
E sapete qual è il problema? Il problema è che quando quelle volte diventano troppe, i pensieri restano gli stessi, ma cambiano nome.
Si chiamano rimpianti.
Continua?